Il
fucsia, l’azzurro e il rosa dei primi post stridono un po’ con il nero degli
ultimi, dei reportage dalla Siria attraverso cui l’ho conosciuta. Certo, gli
argomenti sono molto diversi. Il tono è diverso. E mi viene da pensare che
anche lei ora sia diversa. Cambiata. Tutti cambiano col tempo. Ma è solo un mio
pensiero. In verità, la conosco ancora poco. Suspence è nebulosa nella mia
mente, un’affascinante figura dai contorni sfumati.
Inizia a leggere dal 2007,
mi dice. Non ci penso nemmeno, le rispondo. Leggerò tutto il tuo blog, dall’inizio.
Dal 2005, quando Suspence doveva avere più o meno l’età che ho io ora. La paragono
a me, o meglio: mi paragono a lei. Differenze ce ne sono, eccome! Ma leggendo i
suoi post, ritrovo qualcosa di familiare. E più volte mi sembra che,
raccontando di sé, lei racconti anche di me. Forse semplicemente perché i
problemi e le difficoltà di due giovani quasi-trentenni sono sempre gli stessi
anche a sette anni di distanza, o forse perché lei alcune cose le ha capite e
messe in pratica prima di me. Come, per esempio, la grinta con cui affronta la
vita, la determinazione con cui sembra dire: “Io sono così. Punto e basta”.
Quel chi-mi-ama-mi-segua che pare portarla a districarsi con agilità tra le insidie del
mondo là fuori, tra le trappole in cui le altre finiscono per cadere. Anche se
credo che quelle insidie, almeno una volta, abbiano messo al tappeto anche lei,
quel che mi piace è il suo atteggiamento: Tu cerchi di colpirmi? Fai pure. Per
quel che mi frega.
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