Marco
Polo immaginava di rispondere (o Kublai immaginava la sua risposta) che più si
perdeva in quartieri sconosciuti di città lontane, più capiva le altre città
che aveva attraversato per giungere fin là, e ripercorreva le tappe dei suoi
viaggi, e imparava a conoscere il porto da cui era salpato, e i luoghi
familiari della sua giovinezza, e i dintorni di casa, e un campiello di Venezia
dove correva da bambino.
A
questo punto Kublai Kan l’interrompeva o immaginava di interromperlo, o Marco
Polo immaginava d’essere interrotto, con una domanda come: -Avanzi col capo
voltato sempre all’indietro? – oppure: - Ciò che vedi è sempre alle tue spalle?
– o meglio: - Il tuo viaggio si svolge solo nel passato?
Tutto
perché Marco Polo potesse spiegare o immaginare di spiegare o essere immaginato
spiegare o riuscire finalmente a spiegare a se stesso che quello che lui
cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato
era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perché il
passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo
il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato
più remoto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato
che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi
più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
Marco
entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante
che potevano essere suoi; al posto di quell’uomo ora avrebbe potuto esserci lui
se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a
un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un
lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell’uomo in quella piazza. Ormai,
da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve
proseguire fino a un’altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o
qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di
qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi.
-Viaggi
per rivivere il tuo passato? – era a questo punto la domanda del Kan, che
poteva anche essere formulata così: - Viaggi per ritrovare il tuo futuro?
E
la risposta di Marco: - L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore
riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.
Italo Calvino, Le città invsibili
[Così come il Kublai Kan che, seduto nella sua reggia, ascolta attento i racconti di Marco, mi lascio trasportare anch'io fuori dai confini del mio mondo conosciuto e immagino città e viaggi, incredibili e belli.]
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