«Quando arriverò a una certa età, vorrò solo
godermi la vita: viaggiare, conoscere gente, avere un sacco di hobby».
«Ma cosa dici? La vita te la devi godere oggi,
perché a ottant’anni sarai decrepito e ancora più rincoglionito di adesso».
Ho riso di gusto. L’uno, alticcio dopo l’ennesimo
flute di champagne, filosofeggiava sul tramonto dell’esistenza; l’altro, zitto
da un po’, gli occhi fissi sulle bollicine che risalivano il bicchiere, ha
sfoderato d’un tratto tutto il suo cinismo. Ho riso. Forse per quel tono brusco
inaspettato. Forse perché non poteva prospettargli un futuro peggiore.
Finita la festa esco all’aperto e l’aria fresca mi
sveglia dal torpore dell’alcol. La vita te la devi godere oggi: mi vengono in
mente i nonni, morti di vecchiaia. Gli ultimi anni non sono stati certo rosei
per loro, dannata salute. Mi rendo conto che quello che avevo tacciato come
cinico umorismo non era che senso della realtà. «Man mano il corpo si deteriora»
penso. Il passo si fa sempre meno svelto, il cuore meno vigoroso, le ossa meno
massicce. Lo spirito conta, le passioni contano, certo, ma cosa se il corpo non
sta più al passo con la mente? Che si prova allora, imprigionati in un corpo usurato
da tanti anni di vita? Tristezza, magari rassegnazione. La voglia di fare che lotta
invano contro l’impotenza di fare.
Si dice che nella vecchiaia si viva dei ricordi
accumulati con minuzia, come tesori messi da parte per essere più tardi
riscoperti. Non so se è vero e pur sforzandomi non riesco a immaginare come
sarà la mia vecchiaia. «È troppo presto» mi dico e decido di seguire il
consiglio di quell’uomo.
La vita te la devi godere oggi: mi sembra una cosa
saggia. Ma, forse, questi sono solo i pensieri di un'ubriaca.
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