Metro verde, h 7.15. Due ragazzi sui diciassette anni ripassano latino prima dell’interrogazione. Si divertono a ripetere i motti di sfottò che i contemporanei indirizzavano a Cicerone: “Certo che quel Cicerone se la prendeva di brutto”. E poi Catullo. E da Catullo a Saffo. E poi discutevano del valore della sessualità e del matrimonio nell’antica Grecia, quando quest’ultimo non era null’altro che un mero accordo tra persone: “Giusto così, è stato il Cristianesimo a rompere le palle”. E poi Medea: “Tu l’hai letto? Se vuoi te lo presto. Stasera vado a vederlo a teatro”. “Io la settimana scorsa ho visto a teatro Le allegre comari di Windsor”. “Sai cosa odio del teatro? Che ci entrano cani e porci, anche quelli che non sono preparati sull’opera, allora non la capiscono e fanno casino”.
Mi vengono in mente le parole di certi adulti che, ormai passata la mezza età, cercano di esaltare la propria scarsa cultura pontificando sull'ignoranza dei giovani d’oggi.
Secondo me, in molti casi è tutta invidia.
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