mercoledì 5 settembre 2012

Suspence


Qualche settimana fa ho conosciuto Suspence. Non di persona, certo. L’ho incontrata per caso in rete e poi sono andata a trovarla a casa sua, nel suo blog – una casa grande, la sua, ben curata, non trascurata e angusta come la mia. E, con la curiosità di una bambina un po’ annoiata che s’intrufola in un luogo sconosciuto tutto da esplorare, leggo gli ultimi post – Suspence in Siria, una voce che avrà pure paura ma che ha coraggio da vendere. Inizio a scorrere i post più vecchi e mi perdo. Lei mi dice che in quella casa ci sono sette anni della sua vita. E ripercorrerne ogni giorno è troppo doloroso. Già, il passato fa male. Bello o brutto che sia, il passato fa male. Buona fortuna, mi dice. Ricomincio a frugare in giro, apro i cassetti, li svuoto, leggo. La sua vita è un romanzo. Non tutte le vite lo sono, ma la sua sì. Mi sono sempre immersa nei libri, nei grandi classici, mi sono persa nella vita triste di Daisy Buchanan, nell’esistenza peccaminosa di Anna Karenina, nella ribellione di Antoinette, nella disperazione di Holly Golightly. Pensavo che emozioni così intense la realtà non avrebbe potuto offrirmele. E invece, dalla casa di Suspence non volevo più uscire. In quei cassetti ho ritrovato alcuni dei miei pensieri. Felice di non essere la sola ad averli, felice di leggere di esperienze così lontane da me eppure che mi riguardano così da vicino. Esperienze che non avrei il coraggio di fare. Ma lei sì, Suspence sì.

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