martedì 18 settembre 2012

Tabucchi, Il tempo invecchia in fretta

E allora le sentì, le gocce. Cominciarono con un rumore sordo e sotterraneo, come se venissero dal pavimento o dalla parete: clof, clop, cloffete, cloppete, clof, clop, cloffete, cloppete. Gli raggiunsero l'interno del cranio ma senza risuonare, urtavano contro il cervello ma non avevano eco, ognuna era precisa come uno schiocco che colpisce e scompare per dare subito spazio allo schiocco seguente, apparentemente simile allo schiocco precedente, ma in realtà con un timbro diverso, come quando comincia a piovere sulla riva di un lago e se ci presti orecchio ti accorgi che c'è una variazione di suono da goccia a goccia, perché la nuvola non fa le gocce tutte uguali, alcune sono più grosse e altre sono più piccole, è questione di prestare orecchio: clof, clop, cloffete, cloppete, anch'esse secondo una loro scala musicale, suonavano così, e dopo essere arrivate in sordina all'interno del suo cranio cominciarono a crescere d'intensità a tal punto che le sentì scoppiare dentro la testa come se la sua scatola cranica non potesse più contenerle, e poi evadere attraverso le orecchie per deflagrare nello spazio circostante, come campane impazzite le cui onde sonore crescevano fino allo spasimo. E allora, per sortilegio, quasi che il suo corpo fosse una calamita capace di attirare le onde sonore, sentì che a sciame si dirigevano verso di lui, ma non più nel cervello, nelle vertebre, in un punto preciso, come se le sue vertebre fossero il pozzo d'acqua dove il cavo del parafulmine scarica la saetta. E sentì anche che proprio in quel punto, spengendosi, esse squarciavano la cappa che la notte imponeva sul mondo, laceravano la sua presenza. Le fessure delle persiane cominciarono a impallidire. Era l'alba.


Antonio Tabucchi, Il tempo invecchia in fretta

lunedì 17 settembre 2012

Un giorno come tanti

Vi è mai capitato di non avere voglia di festeggiare il vostro compleanno? Fra pochi giorni sarà il mio e vorrei poterlo saltare. A piè pari.





domenica 16 settembre 2012

Tabucchi, Il cerchio

Le vennero le lacrime agli occhi e chissà perché ebbe l'immagine di un bambino che per mano alla mamma torna da una fiera di paese, la fiera è finita, è domenica sera e il bambino porta un palloncino pieno d'aria legato al polso, lo regge con fierezza come un trofeo e all'improvviso, ploff, il palloncino si sgonfia, qualcosa lo ha bucato, ma cosa, forse la spina di una siepe? Le parve di essere quel bambino che all'improvviso si ritrovava con un palloncino floscio tra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c'era ancora, gli avevano soltanto sottratto l'aria che c'era dentro. Era dunque così, il tempo era l'aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?

Antonio Tabucchi, Il tempo invecchia in fretta.

Lettura estiva che consiglio a tutti. Tabucchi: un autore da riscoprire. 

venerdì 14 settembre 2012

Suspence #2

Al telegiornale della sera, Hillary Clinton, l'espressione seria e ferrea, discute di un'eventuale risoluzione contro il regime di Assad in Siria. Penso a Suspence. Penso che mi piacerebbe conoscerla di persona. Sono curiosa. Quella curiosità da 007 fai da te che ci assale quando la vita di qualcuno è ammantata di mistero: cerchiamo indizi, creiamo collegamenti, affiniamo l'intuito, scrutiamo quel che ci circonda in cerca della combinazione giusta per incastrare tutti i tasselli. Vorrei sapere che faccia ha, questa Suspence, come sono i suoi occhi, i suoi capelli, il taglio della bocca, il suono della voce. Vorrei conoscere il suo nome per correre a cercarlo sui quotidiani.
Poi decido che tutto questo non è fondamentale. Che non mi serve investigare per trovare riscontri e conferme e soddisfare una curiosità un po' fine a sé stessa. A ogni post che leggo mi sembra sempre più futile rintracciare Suspence nella realtà. Individuare quella Paola-Simona-o-Roberta in carne e ossa per poi dire, magari a bassa voce e con la mano davanti alla bocca, «eccola, è lei!».
Certo, chiacchiererei a lungo con lei - avrei mille domande da farle ed esperienze da farmi raccontare -, ma per ora mi piace pensare a Suspence come a un volto nella folla, alla ragazza seduta di fronte a me in metrò, quella che intravedo riflessa nello specchio del parrucchiere, o che incrocio entrando in un negozio. Decido che per conoscere Suspence la sua presenza fisica non serve. Perché - ne sono sicura - lei è lì, nel suo blog. Tutta quanta.

giovedì 6 settembre 2012

"Devi credere di più in te stessa e potrai spaccare il mondo"


Il fucsia, l’azzurro e il rosa dei primi post stridono un po’ con il nero degli ultimi, dei reportage dalla Siria attraverso cui l’ho conosciuta. Certo, gli argomenti sono molto diversi. Il tono è diverso. E mi viene da pensare che anche lei ora sia diversa. Cambiata. Tutti cambiano col tempo. Ma è solo un mio pensiero. In verità, la conosco ancora poco. Suspence è nebulosa nella mia mente, un’affascinante figura dai contorni sfumati. 
Inizia a leggere dal 2007, mi dice. Non ci penso nemmeno, le rispondo. Leggerò tutto il tuo blog, dall’inizio. Dal 2005, quando Suspence doveva avere più o meno l’età che ho io ora. La paragono a me, o meglio: mi paragono a lei. Differenze ce ne sono, eccome! Ma leggendo i suoi post, ritrovo qualcosa di familiare. E più volte mi sembra che, raccontando di sé, lei racconti anche di me. Forse semplicemente perché i problemi e le difficoltà di due giovani quasi-trentenni sono sempre gli stessi anche a sette anni di distanza, o forse perché lei alcune cose le ha capite e messe in pratica prima di me. Come, per esempio, la grinta con cui affronta la vita, la determinazione con cui sembra dire: “Io sono così. Punto e basta”. Quel chi-mi-ama-mi-segua che pare portarla a districarsi con agilità tra le insidie del mondo là fuori, tra le trappole in cui le altre finiscono per cadere. Anche se credo che quelle insidie, almeno una volta, abbiano messo al tappeto anche lei, quel che mi piace è il suo atteggiamento: Tu cerchi di colpirmi? Fai pure. Per quel che mi frega.

mercoledì 5 settembre 2012

Suspence


Qualche settimana fa ho conosciuto Suspence. Non di persona, certo. L’ho incontrata per caso in rete e poi sono andata a trovarla a casa sua, nel suo blog – una casa grande, la sua, ben curata, non trascurata e angusta come la mia. E, con la curiosità di una bambina un po’ annoiata che s’intrufola in un luogo sconosciuto tutto da esplorare, leggo gli ultimi post – Suspence in Siria, una voce che avrà pure paura ma che ha coraggio da vendere. Inizio a scorrere i post più vecchi e mi perdo. Lei mi dice che in quella casa ci sono sette anni della sua vita. E ripercorrerne ogni giorno è troppo doloroso. Già, il passato fa male. Bello o brutto che sia, il passato fa male. Buona fortuna, mi dice. Ricomincio a frugare in giro, apro i cassetti, li svuoto, leggo. La sua vita è un romanzo. Non tutte le vite lo sono, ma la sua sì. Mi sono sempre immersa nei libri, nei grandi classici, mi sono persa nella vita triste di Daisy Buchanan, nell’esistenza peccaminosa di Anna Karenina, nella ribellione di Antoinette, nella disperazione di Holly Golightly. Pensavo che emozioni così intense la realtà non avrebbe potuto offrirmele. E invece, dalla casa di Suspence non volevo più uscire. In quei cassetti ho ritrovato alcuni dei miei pensieri. Felice di non essere la sola ad averli, felice di leggere di esperienze così lontane da me eppure che mi riguardano così da vicino. Esperienze che non avrei il coraggio di fare. Ma lei sì, Suspence sì.