sabato 30 marzo 2013

Essere A. #11


A. si sveglia nella camera semibuia. Il tepore delle coperte sulle gambe nude e gli occhi ancora socchiusi, ascolta le gocce di pioggia che battono insistenti sulla finestra. Nel torpore del sonno i pensieri vagano smarriti, si sovrappongono e si confondono. La sua vita sta cambiando, A. ne è certa. Un nuovo lavoro che sta per cominciare, nuovi amici e, soprattutto, una nuova consapevolezza di sé. Si sente felice, fortunata.

Allunga una mano sotto le coperte e sfiora la schiena di V. Pensa a quanto la sua vita sia migliore ora. Sì, è V. il vero inizio.


mercoledì 27 marzo 2013

Auster, Man in the Dark #3


When was the first time you saw her?
April fourth, nineteen fifty-five –- at two-thirty in the afternoon.
For real?
For real.
Where were you?
Broadway. Broadway and One Hundred-fifteenth Street, walking uptown on my way to Butler Library. Sonia went to Juilliard, which was near Columbia at the time, and she was walking downtown. I must have spotted her about half a block away, probably because she was wearing a red coat –- red jumps out at you, especially on a city street, with nothing but drab bricks and stones in the background. So I catch sight of the red coat coming toward me, and then I see that the person wearing the coat is a short girl with dark hair. […] Her head is bobbing around a little bit, as if she’s humming to herself, and that there’s a certain bounce to her step, a lightness in the way she moves, and I say to myself, This girl is happy, happy to be alive and walking down the street in the crisp, sun-drenched air of early spring. A few seconds later, her face begins to acquire more definition, and I see that she’s wearing bright red lipstick, and then, as the distance between us continues to narrow, I simultaneously absorb two important facts. One: that she is indeed humming to herself –- a Mozart aria, I think, but can’t be certain –- and not only is she humming, she has the voice of a real singer. Two: that she’s sublimely attractive, perhaps even beautiful, and that my heart is about to stop beating.

Paul Auster, Man in the Dark



sabato 23 marzo 2013

Guardami

I sottili lacci di fumo
che si dipanano dalle tue pupille
disegnano nell'aria azzurre spirali.
Sfiorando la mia pelle
mi avviluppano in un vortice di trame irregolari.
Si estingue in un fiato il mio grido disperato
sognante
mi avvolgo nel tepore spento
di un amore immaginato.


Saffo


sabato 16 marzo 2013

Raccoglimi

Vieni
inseguimi tra i cunicoli della mia mente
tastando al buio gli spigoli acuti delle mie paure.
Trovami nell'angolo più nero
osservami.
Raccoglimi dolcemente scrollando la polvere dai miei vestiti.
Io ti seguirò.
Ovunque


Saffo

 
 

lunedì 11 marzo 2013

Auster, Man in the Dark #2


Noriko se ne sta seduta tutta sola, fissando nel vuoto con sguardo assente, la mente altrove. Passano alcuni istanti e poi lei solleva dal grembo l’orologio della suocera. Apre lo sportellino e d’improvviso sentiamo la lancetta ticchettare muovendosi nel quadrante. Noriko continua a esaminare l’orologio, l’espressione sul suo volto d’un tratto triste e contemplativa, e mentre guardiamo con lei l’orologio sul palmo della mano abbiamo la sensazione di guardare il tempo stesso, il tempo che avanza veloce mentre il treno avanza veloce, spingendoci in avanti dentro alla vita e poi dentro a più vita ancora, ma anche il tempo come passato, il passato della suocera ormai morta, il passato di Noriko, il passato che sopravvive nel presente, il passato che ci portiamo dietro nel futuro.
Lo strillo del treno ci risuona nelle orecchie, un rumore crudele e perforante. La vita è delusione, vero?
Voglio che tu sia felice.
E poi la scena di colpo finisce.

Paul Auster, Man in the Dark
[Traduzione di Annie and the cherry]



venerdì 8 marzo 2013

sabato 2 marzo 2013

Auster, Man in the Dark


Dov’ero rimasto? Owen Brick… Owen Brick che cammina per le strade della città. L’aria fredda, la confusione, la seconda guerra civile in America. Preludio di qualcosa, ma prima di pensare a che ne sarà del mio mago disorientato, ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere su Katya e i film, perché non riesco ancora a decidere se questa cosa è un bene o un male. Quando ha iniziato a ordinare DVD su internet, l’ho preso come un segnale di progresso, un piccolo passo nella direzione giusta. Se non altro, era per me una prova che lei voleva distrarsi, pensare ad altro che non fosse il suo defunto Titus. È una studentessa di cinematografia, dopo tutto, che si prepara a diventare addetta al montaggio, e quando i DVD hanno iniziato a invadere casa, mi sono chiesto se non stesse pensando di tornare a scuola o, se non proprio a scuola, di migliorare la sua istruzione per conto suo. Dopo un po’, tuttavia, ho iniziato a considerare l’ossessione dei film come una forma di automedicazione, una medicina omeopatica che le anestetizzasse il bisogno di pesare al futuro. Rifugiarsi in un film non è come rifugiarsi in un libro. I libri ti obbligano a dare qualcosa in cambio, a esercitare l’intelligenza e l’immaginazione, mentre puoi guardare un film – e persino godertelo – in uno stato di passività distratta. Con questo non voglio dire che Katya sia diventata una pietra. Lei sorride e a volte emette persino una risatina durante le scene divertenti delle commedie, e i suoi condotti lacrimali sono stati spesso attivi durante le scene commoventi dei film drammatici. Si tratta piuttosto della sua postura, penso, il modo in cui si lascia scivolare sul divano con i piedi appoggiati al tavolino, senza muoversi per ore, rifiutandosi di cambiare posizione anche solo per rispondere al telefono, mostrando quasi nessun segno di vita tranne quando la tocco. Probabilmente è colpa mia. L’ho incoraggiata a condurre questa esistenza piatta, e forse dovrei mettere fine a questa storia – ma dubito che mi ascolterebbe se ci provassi.

Paul Auster, Man in the Dark
[Traduzione di Annie and the cherry]