giovedì 25 ottobre 2012

Pensiero metropolitano #13

Sale sul treno un uomo, i capelli lunghi e unti e la giacca a vento lurida. Gli occhi azzurri incavati nelle orbite, il suo volto è magro, un teschio ricoperto di pelle. Nella tracolla un libro rovinato e in bocca un mozzicone spento di sigaretta. Il puzzo è nauseabondo. Si siede e guarda fuori dal finestrino. Sdegnata, una passeggera borbotta che certa gente non dovrebbero farla salire, si alza e si sposta in fondo alla carrozza. La prossima fermata è Crescenzago?, chiede l'uomo rivolto a due passeggeri che, impassibili, voltano la testa dall'altra parte, impegnati in improvvise telefonate immaginarie. Sì giusto, rispondo io di prepotenza. Grazie, mi dice l'uomo con un sorriso nero di carie.

Toglietevi quell'aria di superiorità dalla faccia. Chissà che domani al posto di quel barbone non possiate esserci voi.

3 commenti:

  1. è triste che troppi non pensino a come ci si potrebbe sentire dall'altra parte...

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    1. Esatto, Michele. Il punto è che non si sa mai che pieghe può prendere la vita: non perché abbiamo un iPhone in mano, allora abbiamo la certezza di non poter mai finire in una situazione simile.

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    2. vero, e se continuiamo così il rischio è pure reale :)

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