venerdì 25 novembre 2011

Donne rosso sangue





Non è impresa ardua scovare sui giornali notizie che parlano di donne. I corpi seminudi di starlet e modelle occupano quasi ogni pagina, adornate da qualche riga pretestuosa su una presunta gravidanza, un nuovo flirt o idiozie varie. 
Ci sono, poi, altre notizie. Notizie che fanno rumore, che generano disgusto, di cui molti preferiscono fingere di non accorgersi: sono le storie di donne e ragazze violentate, sfregiate, picchiate, ridotte all'invalidità, costrette alla disperazione e alla sofferenza; donne e ragazze come tutte noi, che non occupano i paginoni delle riviste patinate, che non suscitano il clamore dei media, ma le cui storie macchiano i giornali di un indelebile rosso sangue. Un rosso che è un pugno nell'occhio, lo stesso pugno che le ha ferite e umiliate.
Troppo spesso, le loro urla di terrore vengono represse da una società sempre più ipocrita che, ancora oggi, ha l'ignobile coraggio di affermare che "se indossi la minigonna, allora lo stupro te lo stai andando a cercare", che la ragazza violentata dagli uomini del paese a San Martino di Taurianova è una "malanova" (leggi: poco di buono), che tanto "siete tutte puttane" (questo il commento postato da un essere maschile in risposta a un post su Facebook che celebrava la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne).
Per non parlare delle donne sudafricane "guarite" a suon di stupro dalla loro omosessualità, o delle donne che vivono in zone di guerra costrette a subire i più atroci soprusi da parte dei militari, o delle donne di certi Paesi islamici lapidate per un tradimento o punite per il solo fatto di essere belle.


Storie raccapriccianti che non devono più passare sotto silenzio.



[Il manifesto della campagna promossa da Amnesty International recita: Stuprare costa meno dei proiettili.Nelle zone di guerra di tutto il mondo, i comandanti militari usano lo stupro per terrorizzare, umiliare e demoralizzare comunità intere. L'impegno di Amnesty International è volto a fermare l'uso dello stupro come arma da guerra.]

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