sabato 5 novembre 2011

Questo ho sempre sognato, Mr. Bones.

Tradurre è il mio mestiere. Un mestiere faticoso e non sempre appagante, che si tramuta in privilegio quando ci si ritrova faccia a faccia con i grandi autori di ieri e di oggi. Il mio scrittore preferito è Paul Auster: leggo sempre volentieri i suoi romanzi, ne apprezzo lo stile e i temi e rimango ogni volta affascinata dalla sua scrittura, semplice e luminosa, ma capace di condurre il lettore a vere e proprie epifanie. Tuttavia, mi dispiace che i lettori italiani siano costretti a conoscere Auster attraverso traduzioni che sono, in generale, molto scadenti (un esempio fra tanti: Viaggi nello scriptorium, una traduzione abominevole! Consiglio a tutti di leggere le opere di Auster in lingua originale).
Tra i romanzi di Auster Timbuktu mi ha colpito particolarmente. La storia di un cane, il cui padrone, Willy G Christmas, è un senzatetto dalla vita sregolata - un po' poeta, un po' giramondo e un po' visionario -, convinto che Mr. Bones (così si chiama il fedele animale) possa imparare a comprendere il linguaggio degli uomini. Mr. Bones ascolta partecipe i lunghi monologhi dell'amato poeta, lo guarda negli occhi e, sebbene non possa rispondegli a parole, interiorizza tutto quello che lui dice. Di seguito uno stralcio tratto da uno dei discorsi di Willy. Un invito che Paul Auster, per bocca del suo riuscitissimo personaggio, lancia a tutti noi. Un invito che ho deciso di accettare e di diffondere.
Questo ho sempre sognato, Mr. Bones. Rendere il mondo un posto migliore. Portare un po’ di bellezza alla monotonia, agli angoli tediosi dell’anima. Puoi farlo con un tostapane, puoi farlo con una poesia, puoi farlo tendendo la mano a un estraneo. Non importa la forma. Lasciare il mondo un po’ meglio di come l’hai trovato. Questa è la cosa migliore che un uomo può fare.
Paul Auster, Timbuktu, traduzione mia (c).
 Thank you, Mr. Auster.



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